giovedì 29 gennaio 2009

L'insostenibile leggerezza dell'ESP

La mia prima macchina è stata una Renault 5 rossa, con 120.000 chilometri, quattro ruote da carrello della spesa ed un impianto frenante degno di una BMX. Passato il casello dell'autostrada c'era un semaforo in discesa e se eravamo in più di due l'auto non frenava abbastanza, col rischio di tamponare le altre vetture ferme al rosso. Per avere qualche speranza di fermarmi mi toccava tirare il freno a mano, con un buon margine di anticipo. Sul bagnato, ma anche sull'umido, possedeva l'handling di una slitta trainata da otto Husky, e sull'asciutto quello di un carretto siciliano carico di limoni.
Già a quel tempo si vociferava, tra i compagni del liceo, di come fosse utile e risolutivo l'ABS, a quel tempo prerogativa solo di auto dal segmento B in su e quasi sempre a pagamento. Poi con gli anni le macchine di cui sono stato proprietario si sono succedute, ma nessuna con sistemi elettronici di controllo, fino a quando ho provato una berlina di classe media (tedesca) con ABS ed, udite udite, ESP. Pioveva e la tentazione di tentare il sovrasterzo di potenza a tutti i costi ha fatto si che mi confrontassi con questi fantomatici dispositivi. Beh, all'inizio rimasi perplesso, ed a tutt'oggi ho la sensazione che ci sia qualcosa di invalidante nel non poter controllare direttamente una sbandata.
Oggi non uso quasi mai l'auto, mi sposto in treno se devo andare lontano, ma in garage ho una Maserati che l'anno prossimo passerà d'epoca e con la quale faccio al massimo 30 km al mese in giro per le colline. Certo che quando sono fuori ed inizia a piovere un bell'ESP...

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