sabato 31 gennaio 2009

vita nova

Dopo l'ultimo delirante post sono lieto di annunciare che in un prossimo futuro questo mio modesto spazio nella rete cambierà impostazione, arricchendosi di immagini di (spero) buona qualità, l'intento è di pubblicare almeno una foto decente ogni settimana...vabbè, non aspettatevi che rispetti con tutto questo rigore le scadenze...

Il perchè delle cose

Da una circolare del ministero della guerra britannico, del 7 febbraio 1892:
"in relazione alla difficoltà di reperire canne di bamboo di misura uniforme (si riferisce alle aste delle lance da cavalleria), non si può impiegare ferramenta di ugual peso e dimensione, per cui verrano prodotti puntali di sette diverse misure.."
Ora, forse al War Department di Sua Maestà nessuno era informato del fatto che in natura possono anche esistere due piante della stessa specie non necessariamente identiche, e' che mi riesce difficile comprendere il motivo per cui, piuttosto che lavorare il legno (bamboo? va bene le colonie, ma se dici Inghilterra dici anche Rovere....) abbiano deciso di moltiplicare il numero dei puntali...
no... non è vero, io SO il perchè...e' che così ai lancieri piu' piccoli davano lance più piccole ed a quelli più alti quelle più grandi. Peccato, non ho trovato nessuna circolare in cui venga ordinato ai lancieri di impalare soltanto nemici dalle caratteristiche fisiche adeguate alla conformazione della loro arma...però son quasi sicuro che esiste!

giovedì 29 gennaio 2009

L'insostenibile leggerezza dell'ESP

La mia prima macchina è stata una Renault 5 rossa, con 120.000 chilometri, quattro ruote da carrello della spesa ed un impianto frenante degno di una BMX. Passato il casello dell'autostrada c'era un semaforo in discesa e se eravamo in più di due l'auto non frenava abbastanza, col rischio di tamponare le altre vetture ferme al rosso. Per avere qualche speranza di fermarmi mi toccava tirare il freno a mano, con un buon margine di anticipo. Sul bagnato, ma anche sull'umido, possedeva l'handling di una slitta trainata da otto Husky, e sull'asciutto quello di un carretto siciliano carico di limoni.
Già a quel tempo si vociferava, tra i compagni del liceo, di come fosse utile e risolutivo l'ABS, a quel tempo prerogativa solo di auto dal segmento B in su e quasi sempre a pagamento. Poi con gli anni le macchine di cui sono stato proprietario si sono succedute, ma nessuna con sistemi elettronici di controllo, fino a quando ho provato una berlina di classe media (tedesca) con ABS ed, udite udite, ESP. Pioveva e la tentazione di tentare il sovrasterzo di potenza a tutti i costi ha fatto si che mi confrontassi con questi fantomatici dispositivi. Beh, all'inizio rimasi perplesso, ed a tutt'oggi ho la sensazione che ci sia qualcosa di invalidante nel non poter controllare direttamente una sbandata.
Oggi non uso quasi mai l'auto, mi sposto in treno se devo andare lontano, ma in garage ho una Maserati che l'anno prossimo passerà d'epoca e con la quale faccio al massimo 30 km al mese in giro per le colline. Certo che quando sono fuori ed inizia a piovere un bell'ESP...

L'eccidio dell'accidia

Qual'è il male del secolo? eddai qual'è?
Sbagliato, non sono le suonerie per cellulare, cioè, non sono solo quelle...
Diciamo che la noia potrebbe essere una degna concorrente.
Ma come? Con tutto quello che si può fare in un'era ipertecnologica come la nostra?
Forse e' proprio questa sovralimentazione mediatica indotta da internet e da sempre più nuove e bizzarre forme di intrattenimento che ci fa sprofondare in uno strano ozio. Lavoriamo, usciamo con gli amici, intratteniamo ogni genere di relazione sociale, ma in fondo stiamo sempre più perdendo la capacità di stupirci ed emozionarci. Vedere un film non è più una forma di appagamento, lo viviamo con passività, la musica è un sottofondo al pari del traffico e così via.
Troppe informazioni alla fine hanno congestionato il nostro sistema ma continuiamo a fagocitarle senza sapere come saranno gestite dal nostro metabolismo.
Ieri una navicella stellare con a bordo esuli di una nuova galassia è atterrata a Linate. No, scherzo, ma tanto a nessuno avrebbe importato.

Cobra 11, gli Starsky ed Hutch di Colonia?

Poliziesco? Poliziottesco? Oppure solo una serie d'azione?
La Germania ha dato i natali ad una lunga sequela di serie televisive con protagonisti commissari, ispettori, investigatori ed agenti di polizia, interpretando il genere con uno stile europeo a volte non proprio coinvolgente. Poche di queste produzioni hanno tentato la via del telefilm d'azione, subordinando alle trame l'aspetto scenico e discostandosi così dal modello americano che ha mietuto così tanti successi anche nel vecchio continente. Cosa ne sarebbe stato dei due motociclisti della pattuglia autostradale della California senza gli sfrenati inseguimenti in sella alle loro Guzzi, o di Starsky ed Hutch senza la loro tamarrissima Ford Gran Torino? Ma quelli erano altri tempi e nessuno in Europa avrebbe avuto il coraggio di cimentarsi in scene complesse e rischiose, tanto più che il film d'azione rimane ancor oggi una prerogativa quasi sempre holliwoodiana.
Figuriamoci quindi la sorpresa quando, ormai un decennio orsono, la Rai ha trasmesso l'episodio pilota di una serie tedesca già famosa oltralpe, "Alarm fuer Cobra 11", in cui non solo vi erano inseguimenti a folle velocità in autostrada, ma le macchine volavano letteralmente, scontrandosi, arrotolandosi su se stesse, esplodendo in aria e ripombando al suolo in una palla di fuoco! Le trame non erano certo un capolavoro da oscar, ma la struttura elementare costituiva e costituisce ancora oggi il supporto per un ordito fatto di azione allo stato puro. Due i protagonisti, un basso ispettore di origine turca ed il suo compagno, più volte sostituito col susseguirsi delle stagioni, affiancati dai colleghi del distretto di polizia autostradale di Colonia. Inutile aspettarsi muscle car multicolore in stile Yankee, i nostri eroi guidano grigie berline teutoniche, ma lo fanno con uno stile finora riservato solo ai lungometraggi destinati al grande schermo. Le coreografie, opera di un team di specialisti di altissimo livello, riescono a far rimanere lo spettatore a bocca aperta quasi ad ogni puntata, inventando e reinventando situazioni a cui nessun utente europeo era mai stato abituato. Esagerazione? Chi conosce la serie sa che la mia non è un'iperbole, tanto più che i riconoscimenti sono fioccati sin dalla prima stagione. Scagli la prima pietra chi di voi ha già visto una BMW serie 3 attraversare un passaggio a livello sbarrato col treno merci in attraversamento...

mercoledì 28 gennaio 2009

Michel Ney, Maresciallo di Francia

Elvis non è morto? Fate questa domanda a qualche fan del "Re" di ritorno da un pellegrinaggio a Nashville e probabilmente verrete assaliti da una sequela di teorie alternative, su come gli alieni preservino la semiobesa figura del cantante che ancor oggi si esibisce in qualche galassia lontana lontana, o magari fa il postino in sudamerica, complice il programma protezione testimoni della CIA.
Ma è proprio necessario assumere un atteggiamento di scetticismo di fronte a simili teorie?
Forse qualcuna delle morti più illustri della storia moderna e contemporanea non è mai avvenuta, nella maniera e nei tempi tramandatici. E' il caso del Maresciallo Ney?
Chi di voi ricorda il rosso figlio di un bottaio assurto alla massima carica militare della Francia Napoleonica? Fucile in mano, coperto dal pesante cappotto a proteggere la retroguardia nella disastrosa ritirata di Russia nel 1812, eroe sfortunato ed avventato nei Cento Giorni, in cui condusse la cavalleria dell'Imperatore in folli cariche contro gli ordinati quadrati di fanteria inglese, a Waterloo. Bene, col ritorno della monarchia finì davanti al plotone di esecuzione, a cui lui stesso diede l'ordine, secondo le cronache, di aprire il fuoco. Ma ci sono fondati motivi di credere che la sua vita non finì con lo sguardo fisso nella canna di dodici moschetti, bensì molti anni dopo, in un letto, nel nuovo continente.
Complice l'aiuto di Sir Arthur, lo stesso Wellington artefice della sconfitta francese, venne espatriato in gran segreto per approdare in America e costruirsi una carriera da insegnante. Ma non riuscì a mantenere l'anonimato a lungo; il suo accento francese, il cognome mantenuto forse per eccessivo orgoglio, le indelebili tracce di due ferite di guerra, le sue abilità di cavaliere, contribuirono ad insinuare il dubbio tra i suoi allievi e tra la popolazione.
Anche in punto di morte, avvenuta ben più avanti di quella di Napoleone, le sue ultime parole furono per il collega Bessieres e per la vecchia Guardia Imperiale.
Successe davvero o il nostro redivivo non era altro che un imbroglione? Magari uno dei tanti veterani troppo legati alla tragica epopea post giacobina. Il feretro dell'imperatore fu riportato in patria da Sant'Elena diversi anni dalla morte. In quell'occasione i veterani della Vecchia Guardia, emarginati dalla Restaurazione, costretti a vivere in indigenza, privi di una anche minima considerazione sociale, dissotterrarono dalle cantine i loro colbacchi, appuntarono sul petto le croci smaltate della Legion d'Onore e sfidarono il freddo, morendo a decine assiderati, solo per montare un'ultima volta la guardia davanti al feretro. Chissà se dall'altro capo dell'oceano il nostro "Ney" apprese la notizia e si ricordò di quando, vestito d'oro e di blu, aveva seguito un piccolo corso dallo strano accento nel fango e nello splendore, portando le aquile a spasso per l'Europa...

martedì 27 gennaio 2009

XFactor è una cacata o un capolavoro?

E' da anni ormai che le televisioni investono danari nella messa in onda di reality e talk show di ogni genere. C'è chi fa piangere le casalinghe, chi fa ballare i minorenni, chi fa accoppiare donne truccate da clown con palestrati untuosi e già da un annetto c'è chi fa cantare gente sconosciuta con la speranza di trovare nuovi talenti.
E' un nuovo genere di reality, importato ovviamente dall'America, il cui scopo è quello di mettere sotto i riflettori la vita "professionale" di chi vi partecipa, relegando in secondo piano la vita privata dei malcapitati...
Bene, dal mio modesto punto di vista è meglio ascoltare canzoni più o meno in linea coi nostri gusti e vedere cantanti più o meno dotati cimentarsi nell'agone più o meno discutibile di una gara ad eliminazione lunga quanto la gestazione di un elefante che spiare Niko, Maruska, Gianni e Pinotto che si fanno la doccia o che consumano i calzini in giro per uno studio attrezzato a loft, o Meteore e Meteorazze su isole tropicali perennemente bagnate da piogge storte più consone ad una Genova settembrina...
XFactor avrà i suoi lati negativi, ma nel complesso resiste alle critiche molto meglio di quanto facciano altri programmi di intrattenimento.
Ci son cose, però, troppo legate al format originario, formule seguite con una rigidità austroungarica che ti lasciano sconcertati e che sono forse le uniche limitazioni di un prodotto che, altrimenti, segnerebbe la storia della televisione dell'ultimo decennio (parolone?).
Cosa nello specifico?
Ma cacchiarola, possibile che sti tizi, e molti hanno davvero un gran talento, non possano suonare nemmeno un'ocarina sul palco e non possano cantare pezzi scelti o composti da loro? E se nel mucchio ci fosse un nuovo De Andrè smanioso di far conoscere la sua arte?
E dire che uno dei giudici fa anche il presentatore del Tenco...

meglio esserci che farci....

ci siamo, ho aperto il blog!
Non so proprio cosa ne sarà di questo spazio nei giorni a venire ma per ora un po' di idee ci sono,
chi vivrà vedrà!